Prevenire e limitare le carie
La carie dentale ha raggiunto l’apice nel XIX e XX secolo con la maggiore disponibilità di zucchero per la maggior parte della popolazione dei paesi sviluppati. Si vede una diminuzione solamente con l’avvento degli anni ’70 grazie all’utilizzo del fluoro in qualità di preventiva. Ciononostante rimane una della malattie intraorali più frequenti e studi recenti hanno confermato un aumento della carie su scala mondiale: mentre la superficie “liscia” del dente ha riportato un netto calo, la superficie occlusale (“masticante”) di premolari e molari nella fase eruttiva ne è il principale bersaglio.
Sebbene il maggior accesso mondiale al fluoro riesca a proteggere adeguatamente la superficie “liscia”, non è in grado di fare altresì con i solchi presenti negli ultimi denti.
La spiegazione convincente sembra essere questa: durante l’eruzione dei denti (principalmente dei molari) la placca riesce a permanere indisturbata nelle fessure dei denti durante la loro eruzione (principalmente dei molari, primi denti che compaiono senza essere preceduti da quelli da latte). Queste, infatti, sono zone maggiormente colpite da una ridotta capacità di pulizia: batteri e residui di cibo si possono accumulare producendo biofilm e provocando demineralizzazione e carie.
L’approccio per prevenire e limitare l’intacco è quello di sigillare le fosse e le fessure delle superfici occlusali (idea già sviluppata negli anni ’60). Sigillare un’area significa creare una barriera fisica in grado di proteggere la zona sottostante dall’attacco e dalla proliferazione batterica.
Ma cosa più importante sono proprio i riscontri scientifici, come il documento di conferenza dell’American Academy of Pediatric Dentistry, Pediatric Restorative Dentistry Consensus Conference, a raccomandare rigorosamente l’uso di materiali sigillanti nei molari definitivi di bambini e adolescenti per prevenire o controllare la carie.